Allestire un acquario marino di barriera – Terza parte

Introduzione
Durante il terzo mese di maturazione finalmente la vasca ha iniziato a prendere coscienza del fatto di essere viva! Ma andiamo con ordine.
Per smuovere una situazione di stallo che si protraeva da oltre due mesi ho iniziato timidamente ad inserire i primi animali. Dapprima con ogni forma di vita riuscissi a saccheggiare dalle mie vasche già mature, successivamente traslocando taluni lps, pesciCon il termine pesci, dal latino pisces, si intende un gruppo eterogeneo di organismi vertebrati fondamentalmente acquatici, coperti di scaglie e dotati di pinne, che respirano attraverso le branchie. Con oltre 32 000 specie coprono quasi il 50% del totale delle specie del subphylum vertebrata. Leggi e infine qualche sps non particolarmente esigente.
Le settimane trascorrevano senza i tipici fenomeni della maturazione (esplosione di diatomee, filamentose, cianobatteri etc.), ad eccezione della costante presenza di una leggerissima patina marroncina di algheLe alghe (dal latino Algae) afferiscono ad un raggruppamento, non appartenente ad un taxon sistematico, rappresentato da organismi di struttura vegetale, autotrofi, unicellulari o pluricellulari, che producono energia chimica per fotosintesi, generando ossigeno e che non presentano una differenziazione in tessuti veri e propri. Nel corso del tempo, e nell'evoluzione della sistematizzazione scientifica dei viventi, all'interno di questo raggruppamento si sono venuti a trovare differenti gruppi sistematici aventi caratteristiche congruenti come la struttura molto semplice e non differenziata in tessuti e molto spesso la capacità fotosintetica. Le sole alghe verdi o clorofite, insieme alle embriofite, o piante terrestri, costituiscono il clade delle piante verdi, o viridiplantae. Leggi, che ogni sera rimuovevo delicatamente dalle pareti della vasca con l’ausilio di una gomma magica.

L’inserimento dei primi pesci
Le cose hanno iniziato a cambiare intorno alla metà del terzo mese di maturazione con l’inserimento dei primi pesciCon il termine pesci, dal latino pisces, si intende un gruppo eterogeneo di organismi vertebrati fondamentalmente acquatici, coperti di scaglie e dotati di pinne, che respirano attraverso le branchie. Con oltre 32 000 specie coprono quasi il 50% del totale delle specie del subphylum vertebrata. Leggi.

Ho inserito i primi animali intorno al 75° giorno dall’avvio, procedendo con inserimenti graduali, nell’intento di verificare l’andamento complessivo del sistema con un apporto di inquinanti organici via via crescente.
Assieme al mio fedele amico Paracanthurus hepatus, con me da oltre 5 anni, hanno trovato posto in vasca complessivamente:
- 4 Zebrasoma flavescens;
- 4 Chromis viridis;
- 2 AmphiprionAmphiprion è un genere di pesci ossei marini appartenenti alla famiglia Pomacentridae. Le specie del genere sono diffuse nell'Indo-Pacifico, principalmente nelle aree tropicali. Sono tipici abitatori delle barriere coralline. Sono noti per il rapporto di simbiosi che sviluppano con le grandi attinie tropicali al cui veleno sono immuni. Leggi Ocellaris;
- 1 Salarias fasciatus;
- 1 CentropygeCentropyge è un genere di pesci d'acqua salata appartenenti alla famiglia Pomacanthidae. Tutte le specie sono diffuse nell'Indo-Pacifico - con l'eccezione di Centropyge resplendens, originaria dell'Oceano Atlantico sudorientale - dove abitano barriere coralline e coste rocciose. Leggi bispinosus;
- Una nutrita schiera di stelle, gamberi e granchi;

Diatomee: una breve apparizione
Trascorsi alcuni giorni dai primi inserimenti, in vasca sono timidamente comparse le diatomee, insediandosi nello strato superficiale della sabbia, nelle rocce e nei vetri.
A dire il vero la loro proliferazione è stata minima! In un settimana scarsa la loro presenza, sporadica e poco invadente, si è ridotta enormemente fino alla totale regressione. Aspettando l’apice della loro proliferazione non ho avuto nemmeno il tempo di immortalarle con qualche scatto.
Un ottimo segnale da parte del sistema! Come saprete infatti le diatomee sono autotrofe, e il loro accrescimento in vasca è garantito dalla concomitante presenza di luce, silicati e altri composti come fosfati e nitrati.
Il turno dei cianobatteri
Dopo qualche giorno dalla scomparsa delle diatomee, hanno iniziato a svilupparsi in vasca i primi cianobatteri (leggi qui un approfondimento). Fortunatamente anche la loro comparsa è stata tuttavia molto contenuta, interessando principalmente le zone maggiormente in ombra della vasca.
In realtà non sono sicuro del fatto che la loro manifestazione sia unicamente una diretta conseguenza della maturazione; sono più propenso a ricercarla anche nella duplice combinazione di due fattori: l’incremento della temperatura dovuto al periodo estivo, e l’eccesso di inquinanti determinato da un’abbondante somministrazione di cibo ai pesciCon il termine pesci, dal latino pisces, si intende un gruppo eterogeneo di organismi vertebrati fondamentalmente acquatici, coperti di scaglie e dotati di pinne, che respirano attraverso le branchie. Con oltre 32 000 specie coprono quasi il 50% del totale delle specie del subphylum vertebrata. Leggi.
Nelle ore precedenti alla loro comparsa, infatti, la vasca ha subito un innalzamento termico di 3 – 4° C a seguito del repentino incremento delle temperature, passando da 23,5° C stabili a 26,5 ° C / 27,5° C.
Incremento che non avevo previsto e che non ho fronteggiato rapidamente con l’ausilio di ventole di dissipazione.
Contestualmente ho inserito in vasca l’ultimo esemplare di Zabrasoma Flavescens, il quale non è stato accolto con genuina ospitalità dai sui conspecifici già presenti. Nonostante la cautela utilizzata per introdurlo in vasca, cercando di sfruttare il favore delle tenebre, l’ultimo arrivato è stato oggetto di vessazioni da parte degli altri Zebrasoma e costretto a rintanarsi tra le rocce per 2 interi giorni.
Per sopperire a tali ostilità e assicurarmi che anche il nuovo ospite riuscisse ad alimentarsi correttamente vincendo la timidezza, ho deliberatamente esagerato nelle quantità di cibo somministrato.
La situazione è tornata alla normalità nel giro di 3 giorni, ma col senno del poi riconosco di aver affrontato questo inserimento con eccessivo ottimismo, in barba al mio zelante approccio all’acquariofilia. Le generose dimensioni della vasca mi avevano spinto a ritenere che non si sarebbero verificati episodi spiacevoli, ma a conti fatti ritengo di essere stato molto fortunato.
Il piccolo Zebrasoma è stato accettato dalla ciurmaglia, consentendomi di ripristinare la regolare somministrazione di cibo in vasca, evitando il protrarsi di pericolosi accumuli di mangime in decomposizione.

In generale anche la proliferazione dei cianobatteri si è conclusa spontaneamente in una decina di giorni, forse aiutata anche da un cambio di carboni attivi e di resine, ormai in funzione da oltre 3 mesi e quasi certamente privi di ogni efficacia.
Un passo indietro!
Ricordate il mio assillo nel voler sperimentare una configurazione a doppio skimmerLo schiumatoio è un apparecchio usato In un moderno acquario marino per la purificazione dell'acqua dai composti nocivi derivanti dal degrado di materia organica (cibo non consumato, escrementi degli organismi presenti, organismi deceduti). Si compone di una colonna cilindrica (colonna di contatto), normalmente in materiale plastico, dove viene immessa acqua mista ad una grande quantità di bolle d'aria di dimensioni submillimentriche, sfruttando le proprietà della pellicola di tensione superficiale tra aria e acqua queste “microbolle” catturano le molecole proteiche generando una schiuma che straborda dalla colonna finendo in un bicchiere di raccolta amovibile che viene ciclicamente pulito dalla “melma” raccolta al suo interno. Leggi? Ebbene alla soglia del quarto mese ho deciso di tornare indietro sui miei passi e riesumare la più appropriata e ortodossa configurazione mono-skimmer.
A preoccuparmi era infatti lo squilibrio sul carico di lavoro dei due schiumatoi da me utilizzati, l’Ultra Reef Akula 180 (del quale potete leggere qui la recensione) e LGMAquari LGS 900/II. Quest’ultimo infatti si è mostrato preminente nel trattamento dell’acqua, inibendo quasi totalmente il lavoro dell’Ultra ReefLa barriera corallina è una formazione tipica dei mari e oceani tropicali, composta da formazioni rocciose sottomarine biogeniche costituite e accresciute dalla sedimentazione degli scheletri calcarei dei coralli, animali polipoidi facenti parte della classe antozoa, phylum Cnidaria. Questo tipo di ambiente è unico in quanto le barriere hanno creato delle isole e delle lagune in mari profondi, modificando sia il fondo sia le coste (ricoperte di sabbia finissima, frutto dell'erosione marina sui coralli e dell'azione di alcuni pesci che si cibano dei polipi). La barriera corallina fa parte di una piattaforma carbonatica, e generalmente ne costituisce la fascia marginale verso mare. Verso terra è spesso (ma non necessariamente) separata dalla costa da lagune poco profonde. Leggi.
Se infatti il residuo fangoso all’interno del bicchiere dello skimmerLo schiumatoio è un apparecchio usato In un moderno acquario marino per la purificazione dell'acqua dai composti nocivi derivanti dal degrado di materia organica (cibo non consumato, escrementi degli organismi presenti, organismi deceduti). Si compone di una colonna cilindrica (colonna di contatto), normalmente in materiale plastico, dove viene immessa acqua mista ad una grande quantità di bolle d'aria di dimensioni submillimentriche, sfruttando le proprietà della pellicola di tensione superficiale tra aria e acqua queste “microbolle” catturano le molecole proteiche generando una schiuma che straborda dalla colonna finendo in un bicchiere di raccolta amovibile che viene ciclicamente pulito dalla “melma” raccolta al suo interno. Leggi LGS era costante, denso e visivamente molto scuro, lo stesso non poteva dirsi per l’Akula.
Nonostante i numerosi tentativi perpetrati al fine di individuare il giusto settaggio, l’Ultra ReefLa barriera corallina è una formazione tipica dei mari e oceani tropicali, composta da formazioni rocciose sottomarine biogeniche costituite e accresciute dalla sedimentazione degli scheletri calcarei dei coralli, animali polipoidi facenti parte della classe antozoa, phylum Cnidaria. Questo tipo di ambiente è unico in quanto le barriere hanno creato delle isole e delle lagune in mari profondi, modificando sia il fondo sia le coste (ricoperte di sabbia finissima, frutto dell'erosione marina sui coralli e dell'azione di alcuni pesci che si cibano dei polipi). La barriera corallina fa parte di una piattaforma carbonatica, e generalmente ne costituisce la fascia marginale verso mare. Verso terra è spesso (ma non necessariamente) separata dalla costa da lagune poco profonde. Leggi non è stato minimamente in grado di operare in questo contesto, producendo un residuo quantitativamente scarso, molto diluito e tendenzialmente incolore (con una leggera variazione cromatica tendente al giallo).

Sia chiaro che in queste mie considerazioni non intendo minimamente mettere a paragone i due schiumatoi, che ricordo essere due eccellenze benché profondamente differenti tra loro! Il primo mono-pompa con pescaggio autonomo, il secondo allestito con un sistema a doppia pompa (carico e schiumazione).
Intendo solamente rilevare che, nonostante i miei numerosi sforzi nel vano tentativo di far operare le due macchine parallelamente, dopo 3 mesi di utilizzo tale approccio di conduzione si è mostrato totalmente inefficace. Nonostante non mi esprima con giudizi perentori e definitivi su tale configurazione, posso affermare che il tentativo di far lavorare due skimmerLo schiumatoio è un apparecchio usato In un moderno acquario marino per la purificazione dell'acqua dai composti nocivi derivanti dal degrado di materia organica (cibo non consumato, escrementi degli organismi presenti, organismi deceduti). Si compone di una colonna cilindrica (colonna di contatto), normalmente in materiale plastico, dove viene immessa acqua mista ad una grande quantità di bolle d'aria di dimensioni submillimentriche, sfruttando le proprietà della pellicola di tensione superficiale tra aria e acqua queste “microbolle” catturano le molecole proteiche generando una schiuma che straborda dalla colonna finendo in un bicchiere di raccolta amovibile che viene ciclicamente pulito dalla “melma” raccolta al suo interno. Leggi diversi in parallelo non ha portato i risultati sperati, gettando non poche ombre sulla sua reale utilità.
Concludo questo mio aggiornamento con l’ultimo rilevamento Aquatronica dei principali parametri della vasca.

A presto con un nuovo articolo sull’evoluzione del sistema.
Buon reefing!
Luca grazie per avere condiviso la tua esperienza!!! Sono neofita e vorrei allestire il mio primo acquario marino nel miglior modo possibile… per ora leggo e apprendo.
Non è facile trovare consigli univoci….ho incontrato tanti “talebani acquariofili” che insistono in modo prepotente ed arrogante sulle proprie convinzioni, screditandosi a vicenda….
Spero di riuscire a barcamenarmi tra i vari input, libri alla mano…cercando di non essere la malcapitata a cui hanno rifilato materiale a scopo di lucro.
Un abbraccio forte, Sabrina